Un tatuaggio per ogni scelta, momento decisivo, emozione forte: la recensione di Ink di Alice Broadway nella mia testa parte dall’immagine di questa ragazza di sedici anni, Leora, nella piazza tra la folla mentre assiste alla prima marchiatura pubblica. Ink è un romanzo distopico, young adult edito da Rizzoli, primo volume di una trilogia, dalla copertina bellissima. Enigmatica, accattivante, misteriosa. Siamo a Saintstone. E’ un universo ben costruito dall’autrice che ha costruito una trama innovativa per il genere. E questo mi è piaciuto subito. La società distopica in cui è ambientato il libro, si basa sulla consuetudine di marchiare sulla pelle ogni evento della vita di un individuo. Le radici della tradizione affondano in una fiaba che porta alla distinzione tra i marchiati, i atatuati e gli intonsi. Quando si muore, la pelle viene tolta dal corpo dagli scuoiatori per essere rilegata in un libro che racconterà la vita di quella persona. E’ il passaggio più drammatico per una famiglia ma nello stesso tempo, quello che consente una vita eterna. Il libro viene sottoposto al giudizio del consiglio, la pesatura dell’anima, e se meritevole consegnato alla famiglia che lo conserverà nella libreria degli antenati. Rituali e ruoli e mestieri che danno senso al mondo immaginato da Alice Broadway.
Leora ha sedici anni, sogna di fare la tatuatrice, di marchiare nonostante abbia il dono naturale di leggere. Di giardare cioè i segni sulla pelle della persona e capire la storia che c’è dietro. Quando muore il padre di malattia, Leora è impaziente che il libro della sua pelle torni a casa. Ma è qui che inizia un intrigo di misteri, perché la ragazza si rende conto che l’uomo nascondeva dei segreti.
Della trama non dico di più. Rischio spoiler. Ma voglio scrivere qualcosa invece sull’approccio che ho avuto. Intanto l’ho comprato appena arrivato in libreria. In cerca disperatamente di un fantasy (urban, distopico, non importa) da alternare alle letture più impegnative. Notti insonni a go go – e come canta Coez voglio dare la colpa al caldo – Ink l’ho trovato immediatamente intrigante per la scelta dell’universo, per la capacità subito chiara dell’autrice di dare un senso complessivo a tutto. In maniera coerente e in un terreno abbastanza originale. La prima parte del libro scorre lenta. Scrive bene ma ha uno stile senza particolari emozioni. Liscia senza sussulti. La necessità descrittiva di calarci nel mondo di Leora va a discapito dell’azione, dei colpi di scena, ma non può secondo me indebolire così tanto il ritmo dell’intensità. Quindi Ink va bene come libro da sotto l’ombrellone, ma non ci toglierà il sonno.
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