Il quarto volume ha la copertina rossa, così almeno ho visto in giro per il web, spero di non sbagliarmi, intanto parliamo del terzo, mi riferisco alla saga dell’Attraversaspecchi, La memoria di Babel, di Christelle Dabos di edizioni e/o. Sono in ritardo con le recensioni, quindi questo è un commento a freddo, ma forse è meglio così. Le pagine sono sedimentate, le impressioni anche. Sovvertiamo l’ordine delle mie abitudini, uscire dagli schemi fa bene, quindi parto dal giudizio finale: questo libro mi è piaciuto più degli altri due. Vedo, sento, odoro, pareri contrastati come è giusto che sia tanto più sulle saghe fantasy, da patita del genere quindi lo dico con convinzione, La memoria di Babel ha una sua maturità stilistica e di struttura narrativa senza perdere la freschezza che ha reso questa opera della Dabos unica nel suo genere. Sì perché è decisamente un fantasy poco classificabile, non pesca nelle cosmogonie esistenti, crea un universo compiuto, piaccia o meno, è così. Il punto debole per me resta lo stesso che ho individuato dall’alba della storia di Ofelia, un senso generale di incompiutezza della storia, poche vibrazioni emotive almeno per chi è abituato con i fantasy anche young adult. Ma L’Attraversaspecchi ci fa conoscere due protagonisti incredibilmente non protagonisti, almeno per lo stereotipo dei romanzi, e basta questo a impreziosire le avventure del mondo delle Arche. Ofelia e Thorn, lei è goffa, non particolarmente avvenente, lui un anaffettivo da far impallidire Mr Darcey. Lui sarebbe piaciuto a Jane, ne sono sicura. Comunque, La memoria di Babel inizia dopo due anni e sette mesi la fine delle vicende del precedente libro. Ofelia è tornata sulla sua arca, Anima, dove a fatica sopporta di non agire. Finalmente c’è l’occasione, così armata di una falsa identità, delle scoperte sul Libro di Faruk e di quello che ha saputo da Dio, arriva a Babel. Il cambiamento di scenario rispetto ai libri precedenti è forte. Babel è un’arca moderna e cosmopolita, qui Ofelia che è sulle tracce di Thorn dovrà imparare da zero e nello stesso tempo sfruttare le sue capacità nel modo più intelligente possibile. E pensare che eravamo partiti da Anima, tempo prima, per sposare uno sconosciuto nel freddo lontano e pungente.
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