Due milioni e mezzo di follower su instagram, Rupi Kaur è provocatoria, diretta, racconta noi, donne. Tra le mani ho Milk and Honey edito da tre60. L’artista e scrittrice indiana cresciuta in Canada che spopola sul celebre social dedicato alle foto, ha raccolto in questa copertina nera come la notte poesie, riflessioni. Anzi, parole d’amore, di dolore, di perdita e di rinascita. Letto d’un fiato davanti al mare, nella prima pausa dalla routine, post malattia, che mi sono concessa l’altro fine settimana dopo un tempo che mi è apparso infinito. E che lo era. Sarà per questo che ho goduto doppiamente delle pagine. Ho respirato.

le nostre ginocchia
aperte a forza
da cugini
e zii
e uomini
i nostri corpi toccati
da tutta la gente sbagliata
così che perfino in un letto pieno di sicurezza
abbiamo paura

Non è una lettura leggera, Rupi Kaur. Per leggera intendo veloce, priva di conseguenze. Un libro per le donne, come l’intera produzione della giovane artista, che scrive sull’amore, sulla sofferenza, sull’incomunicabilità e sulla violenza. Gli abusi, immortalati in tre righe scarne. Si è detto tanto su Rupi Kaur, quasi avesse composto con queste poesie un manuale del femminismo. Non so se sia così. Verrebbe da interrogarsi su cosa sia il femminismo oggi. Quello che invece so è che mi ha scioccata, ferita, invogliata a lucidare la mia dignità come si fa con uno specchio appannato.

bisbigli
ti amo
e in realtà intendi
non voglio che tu te ne vada

E poi ci sono i disegni. Quasi ogni pagina delle 204 di Milk and Honey, ha un disegno, uno schizzo, un’immagine, creata da Rupi Kaur a completare l’idea, l’ispirazione. Sono efficaci, a volte forti, in qualche caso più invasive (in noi) delle parole. Si passa dagli abusi, alla perdita dell’amore, a un addio, allo straziante ricordo di chi ci manca, alla rinascita, alla speranza. E c’è un messaggio per le donne, ad aiutarsi, resilienti.

mi piace che le smagliature
sulle mie cosce sappiano di umano e
che noi siamo tenere eppure
rudi e selvagge da giungla
quando occorre
ecco cosa amo di noi
la nostra capacità di emozioni
la nostra impavidità verso il crollo
il medicarci le ferite con grazia
il solo fatto d’essere donna
di definirmi
donna
mi rende integra
e completa

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