“Avrei potuto perdonare la sua vanità, se non avesse mortificato la mia”, capiamoci da Mr Darcy non si torna indietro. Anzi, è meglio dire che il personaggio creato da Jane Austen in Orgoglio e Pregiudizio ha trasformato il nostro modo di rapportarci agli uomini. Sanno di cosa parlo le tantissime che come me sono cresciute con i riferimenti sbagliati. Ecco, Mr Darcy è uno, se non il principale di questi uomini che hanno sfalzato il nostro percepire le relazioni. Non sbagliati rispetto ai valori di riferimento o all’immaginifico mondo che portano con sé, ma allo sbalzo violento della realtà. Allora donne, se avete meno di quaranta anni e siete single potrete comprendere alla perfezione questa riflessione, ma che vogliate ammetterlo o meno, sposate, separate, libere nell’animo, over cinquanta, non importa. Se negli anni della crescita emotiva vi siete imbattute in Mr Darcy siamo unite da un moto di empatia. Abbiamo combattuto la stessa guerra.
Intanto iniziamo dall’assunto che Jane Austen per me è inarrivabile. Non dite che non è così, Austen è una scrittrice che ha inventato i dialoghi secchi, rapidi, incisivi, le descrizioni sferzate di ironia, l’occhio vigile e la penna inconfondibile che ci ha raccontato la vita di provincia nell’Inghilterra di fine settecento. Quanti tè abbiamo sorseggiato con Jane? Tanti da non poterli ricordare, in ogni momento topico o nella semplice quotidianità, senza una tazza di tè caldo in mano non si è dalle parti della Austen. Orgoglio e pregiudizio, Pride and Prejudice, è il suo primo romanzo, pubblicato nel 1813, centrato sulla famiglia Bennet dove una esagitata signora Bennet vive nell’ossessione di sposare le cinque figlie, tutte femmine appunto (senza eredi maschi, c’è il problema della successione dell’inglesissima tenuta). Una vera missione di vita per la povera signora Bennet sistemare in maniera adeguata le ragazze, è una donna che procede nell’intento con una maniacale convizione e modi spesso sopra le righe al fianco di un marito arguto e di profondità. Mister Bennet ha una predilizione per Elizabeth, intelligente e con un carattere suo, definito. Lei e la sorella più grande Jane, bellissima e timida, sono al ballo quando – nel terzo capitolo – fa ingresso nelle nostre vite Mr Darcy. Non è tenebroso, non è il simbolo dell’uomo che sta con il lato oscuro. Mr Darcy è affascinante ma subito risulta antipatico, ai limiti dell’ostile. E’ chiuso nelle sue logiche di classe quando si rapporta con Elizabeth (la vanità mortificata di cui parlavamo sopra per l’appunto) ma è pervaso di lealtà, solida e ferma lealtà. E’ austero, inflessibile, introverso, limpido nelle sue convizioni. E qui arriviamo ai riferimenti sbagliati, a Mr Darcy che mina le nostre inevitabili aspettative. Fitzwilliam Darcy di pagina in pagina, dopo il rifiuto, le distanze, cambia per lei. Attenzione, non diventa un altro uomo, ma rivela una parte di sé mettendola in discussione. In questo amiamo Darcy. Nel suo mutare per Lizzi restando nel contempo austero, fermo, leale.
Si struggeva dal desiderio di sapere cosa si agitasse in quel momento nell’animo di lui, in che modo egli pensasse a lei e se, ad onta di tutto, gli fosse ancora cara. Forse era stato gentile perché si sentiva a suo agio, eppure c’era stato quel non so che nella sua voce che non somigliava a un senso di agio. Non avrebbe saputo dire se, vedendola, egli avesse provato più gioia o più dolore, ma quel ch’era certo era che non l’aveva veduta con animo indifferente.
Nessuno degli attori che ha rappresentato Mr Darcy sullo schermo gli ha neanche vagamente reso giustizia. Non parlo delle capacità di recitazione, ma già dall’impatto, il portamento, lo stare nella stanza, guardare Elizabeth con quella distanza che diventa poi amore. C’è qualcosa nel mondo di Jane Austen che leggendo tutti i romanzi ci educa agli uomini. E spesso è un’esperienza estraniante, ma non sempre, a volte scorgiamo barlumi. In questi ultimi mesi ho coltivato un rapporto di corrispondenza assidua con un uomo molto interessante, un dialogo fondato sullo scambio intellettuale, un’amicizia sulla condivisione saltuaria delle nostre esperienze. Ci siamo dati del lei per un tempo lunghissimo, quando di fronte a un caffè alla fine ci siamo convinti a passare al tu, mi è sembrato quasi scioccante e maledettamente intimo. Gli avevo confidato un paio di volte che mi piacevano questi dialoghi alla Austen, con il lei, ma non credo mi abbia compresa fino in fondo.
Tutti possiamo provare un’attrazione, è abbastanza naturale; ma pochissime persone hanno abbastanza cuore da essere davvero innamorati senza incoraggiamenti.
E’ un riferimento sbagliato Mr Darcy perché venute su con questi parametri siamo come la protagonista di Outlander ma senza Sam Heughan che fa Jamie Frazer. Ragazze, se poi il vostro pantheon arriva ad abbracciare un altro Mr ma che si chiama Big, allora la situazione è davvero seria. Non inorridite per gli accostamenti, Carrie e Mr Big di Sex and the City hanno contribuito a rovinare la nostra concenzione degli uomini. Lui è allergico ai legami stabili, è ricco, spavaldo, narcisista, pieno di sé, brillante. Però poi, dopo sei lunghe stagioni, va a prenderla a Parigi. La salva. Sceglie lei, per sempre. E lo scopriamo post serie, nel film, le regala anche un diamante nero. Perché hai preso un diamante nero? Chiede Carrie. “Perché tu sei come nessun’altra”. Tutte siamo in cerca di Mr Big, ma per Mr Darcy siamo disposte a non cercare più.
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