Ho tenuto il libro tra le mani a più riprese prima di decidermi a iniziare Promessi Vampiri, The dark side, il secondo libro della saga fantasy young adult della scrittrice americana Beth Fantaskey. E adesso è accaduto lo stesso. Una recensione scritta alle undici di sera sotto Natale e con grande cautela.
Il primo romanzo non mi aveva davvero travolta, così mi sono crogiolata in un atteggiamento ritroso, come davanti a un menù che non possa riservare sorprese. Ammetto di avere il brutto vizio di comprare le saghe in blocco. Anche senza conoscerle. Se entro in libreria e vedo libri fantasy, e non solo, in serie, basta il titolo, una sinossi decente, le copertine. E li acquisto tutti, per la gioia della libreria. Questo mio modo di fare – lo so ci sono accenni compulsivi alla Sheldon Cooper – apre le porte a rischi di ogni tipo.
Nel caso di Promessi Vampiri, con le copertine che non hanno aiutato, la mia anima fantasy è stata messa a dura prova. Sono una appassionata di Twilight, una di quelle original. Sugli scaffali ho tutti i libri, custodisco i dvd a cofanetto con tanto di cartoncino di invito al matrimonio di Edward e Bella per il 13 agosto, una data che ricordo visto che è il giorno del compleanno del mio primo amore. Ecco perché relazionarsi con un altro autore del genere è complicatissimo, a volte urticante, i riferimenti sono inevitabili per chi scrive e tanto più per chi sfoglia le pagine.
Devo dire però che l’approccio dell’autrice è risultato autentico. Per carità nel primo volume le assonanze, almeno in teoria, c’erano. La protagonista adolescente, Jessica, e un mondo che sarebbe potuto diventare una Forks versione vegana. Ma nel secondo libro di Promessi Vampiri, il salto porta ancora più distanti. Beth infatti ci trascina in Romania. Scompare lo scenario della provincia americana dove avevamo conosciuto Jessica e assistito al corteggiamento di Lucien, non c’è traccia della casa in campagna, della stanza sul garage, della cheerleader. Quei colori chiari, rassicuranti, vengono spazzati via.
Le uniche fonti di luce erano la luna piena e le candele. C’erano candele ovunque, disposte in cima alle alte finestre ad arco che si aprivano sulle pareti, raggruppate a dozzine sul tavolo di pietra dove giacevano i due piccoli calici d’argento e nascoste in mezzo al tripudio di fiori che crescevano rigogliosi nel giardino.
Jessica diventa Antanasia, sposa vampira di Lucien, al vertice della società degli immortali. Il personaggio subisce una trasformazione, palpabile tra insicurezze e nuove emozioni, riga dopo riga. Ombre scure, paletti di frassino, dimore gotiche, mistero, complotti e segreti sono gli ingredienti di un sequel che è un mondo a sé. Tanto il primo volume è risultato placido, così queste ulteriori 450 pagine incedono con un ritmo vivace: la storia d’amore tra i due sovrani vampiri si intreccia con l’algido aspetto dei parenti e i sussurri delle cospirazioni.
I vampiri sono quelli classici, pre Twilight. Gelidi, padroni di castelli con porte segrete e nascondigli, inquietanti, avidi di sangue e potere. Ce li immaginiamo con le occhiaie rosse, pallidi fino allo stremo.
In questo universo si dipana la storia, più frizzante rispetto al primo libro, i promessi sono diventati vampiri e c’è spazio per altri personaggi che appaiono fondamentali per il maturare della narrazione. Mindy, la migliore amica di Jessica-Antanasia, e il vampiro Raniero che ama le onde. Di lui dice Mindy, “era un disastro. Sexy, super sexy. Ma pur sempre un disastro”.
Impossibile non darle ragione.
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