Interno giorno. Parrucchiere. Sole dall’ampia vetrata, postazioni distanti, le piante, la musica di sottofondo e io con in mano Robin un pettirosso nella tempesta di Rachel Sandman, e la tinta in testa. La recensione deve partire da qui per forza. Non so se sia una specie di destino da bookblogger ma ogni volta che finisco un libro mentre sto dal parrucchiere, piango. Cioè bisogna immaginarsela la scena. Sforzo gargantuesco di ricacciare indietro le lacrime, impossibilità a inforcare gli occhiali da sole (vedi tintura in testa) e sorrisi di circostanza lanciati come coriandoli alle ignare parrucchiere che mi gironzolano intorno. Vorrei dire, guardate è tutto normale, la prossima volta mi porto una bella rivista di moda. E invece quando mai.
Il bello dei social è che abbattono le distanze. Così poi puoi prendere il cellulare e scrivere in dm alla scrittrice per insultarla affettuosamente visto che ha provocato la variegata selezione di reazioni difficilmente gestibili in luogo pubblico. E non è finita lì. Perché presa da una roba incontrollabile, poi una volta che non avevo più la mia ricrescita, mi sono fiondata in libreria dove ho dato sfogo a una incredibile sessione di shopping compulsivo.
Rachel Sandman è tutta colpa tua.
Ecco ora che abbiamo chiarito antefatto, contesto e conseguenze, passiamo al libro. Robin un pettirosso nella tempesta è un contemporary romance ambientato a Boston, tra notti gelide e serate affollate al Dante, il locale che è spesso scenario dell’incontro tra i due protagonisti. Jeremy che ha una balena tatuata di cui non vuole parlare, il piglio provocatorio con cui si scherma dal mondo. E dalle relazioni. Poi c’è Laure una ragazza francese dall’aria un po’ new age che rappresenta uno scoglio dove si abbattono le onde indomabili di Jeremy. È una storia che ti tira dentro sempre di più. È stato Jeremy in particolare a incatenarmi a sé. Mi ha riportato troppe emozioni, ha risvegliato in me ricordi, sensazioni che poi hanno generato l’intera catena di eventi che ho raccontato all’inizio di questa recensione. Insomma, capite. Non è un problema di finale, di non finale, quando si legge è l’immedesimazione, l’opportunità di sentirsi parte di una storia che fa la differenza. E Rachel Sandman scrive davvero bene, non so se l’ho detto questo, forse da qui sarei dovuta partire.
TRAMA
Jeremy Rivers è un enigma. Ragazzo schivo e solitario, vive la sua vita in modo ossessivamente razionale e senza mai abbandonarsi troppo alle emozioni e ai legami affettivi. Le ombre cupe che cerca di lasciarsi alle spalle convivono in lui e minacciano ogni volta di distruggere la stabilità ritrovata nel corso degli anni. E un’anima colorata e luminosa, quella di una ragazza con le labbra rosse come il peccato, che scuote il suo mondo in bianco e nero, creando, pennellata dopo pennellata, sfumature di colore in grado di convincerlo ad affrontare fantasmi mai sopiti. Due mondi opposti che si incontrano e si amano in modo viscerale, alla ricerca di un’armonia imperfetta, ma autentica, capace di sanare ferite dovute a imposizioni passate e mai del tutto dimenticate. Questa è la storia di un pettirosso che vive la vita fino in fondo, attimo dopo attimo, senza mai scoraggiarsi, perché un bonsai può sopravvivere anche in un luogo inospitale, se lo si cura con devozione, e di una balena, un mostro gigante immerso in un oceano di caos, maestosa e terribile, che ricerca la propria dimensione, affamata di verità e sentimenti reali.
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