“Che mi bruciassero pure ma prima dovevano sentirsi poco uomini”, pensa Caterina, un’eroina dello scandalo, raccontata nel libro Streghe di Ilaria Simeone. Un gioiello della Piccola Biblioteca di Neri Pozza, 188 pagine in cui la scrittrice da giornalista (quale è) ci trasporta nelle cruente vite che tra il 1500 e il 1700 accusarono, infangarono, torturarono, uccisero le streghe, accusate così dalla superstizione. Donne fuori dal comune, che pagavano con la vita la febbre della paura che montava per libero arbitrio degli uomini. L’ho adorato il lavoro meticoloso di Ilaria Simeone che presenta le tre storie con il puntiglio della cronista giudiziaria.
Femminicidi, oggi li chiameremmo così, una crudele finestra su una storia tutta italiana che non conosciamo per niente.
Nel 1616 Caterina De Medici a servizio nelle famiglie che contano del ducato di Milano e Mantova viene accusata di stregoneria in un processo costruito sui favori personali, sulle menzogne, fino a che Caterina non viene bruciata sul rogo, rea confessa. E ancora. In provincia di Imperia c’è un paesino dove oggi vivono 200 abitanti che si chiama Triora: nel 1587 è stato teatro del più feroce processo alle streghe che si è visto in Italia, più di trenta furono bruciate. Oggi è chiamato il paese delle streghe. Nel 1716 poi a Brentonico, Toldina viene messa al rogo per stregoneria: oggi trecento anni dopo, il Comune trentino ha chiesto la riapertura del procedimento. Da leggere e far leggere.
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