Guardo il cielo ombrato di una stagione incerta per cercare l’inizio migliore della recensione di Volevo solo sfiorare il cielo, il romanzo di Silvia Ciompi edito da Sperling & Kupfer. Ricomincio da Silvia, dalle sue parole, da Clelia e Lorenzo, il lungo elenco di recensioni che devo recuperare per il blog. Di questo romanzo però ho già parlato sui social, nei post, nelle storie. Ma è un’altra cosa. Quando scrivi su Instagram segui un tempo che batte serrato, resti in apnea perché devi dire tutto quello che pensi in poco spazio e ancora meno tempo.
Così adesso qui respiro.
Sento l’odore della salsedine, vedo l’Isola d’Elba dove Silvia Ciompi ci ha portato in questo romanzo. Il primo, se non sbaglio, che leggo aggrappato agli scenari di quell’isola. Un contorno che conosco, quando spesso raggiungo la costa che è di fronte. L’Elba è sempre lì e io aspetto i pirati per salpare verso qualche avventura.
Così intanto dopo aver letto Volevo solo sfiorare il cielo mi è venuta una voglia pazzesca di andarci all’Isola d’Elba, di non guardarla solo da lontano. E questo è grazie al potere della penna di Silvia Ciompi, giovane autrice toscana, che ha alle spalle un successo incredibile su Wattpad e poi un esordio spacca cuore in libreria. Io non avevo mai letto niente di Silvia, e quindi non sapevo cosa aspettarmi, se non una storia d’amore tra ragazzi. Ho trovato molto di più.
Oggi il cielo è una distesa di blu chiaro, solo qualche tono più bianco del mare. Un arco di cemento secco taglia l’ombra della strada che attraversa le mura del Forte, fino alla pineta. Le piante alte sembrano piegarsi sotto al peso del caldo feroce delle tre del pomeriggio. Gli insetti impazziscono. Gridano. E c’è l’odore della calura, l’odore di resina, di fiori estivi. C’è l’odore della salsedine e della vegetazione marina che avvolge tutto.
Silvia fa parlare i luoghi. È una caratteristica che mi emoziona. Ho bisogno di sentirmi agganciata a uno spazio, di viverlo nella mia testa. Di sentire gli insetti che impazziscono. Così in questi scenari che pulsano la storia di Clelia e Lorenzo emerge ancora più forte, ancora più reale. Sono due diciottenni, lei ha un lutto che la avvolge nel buio, lui scappa nell’isola dalla periferia romana insieme a una valigia di rabbia, segreti, distanze.
Non è una storia d’amore scontata, e probabilmente è vero che l’amore, quello vero, ti resta addosso tutta la vita. Silvia Ciompi sa raccontare i sentimenti, e sa guardare negli angoli nascosti dove ci fa male restare.
Trama
Dopo la morte della madre Emma, Clelia ha smesso di vivere. Nasconde le cicatrici sotto il trucco pesante e le magliette scure troppo lunghe, con il silenzio unico compagno delle sue giornate, da cui la musica, tanto amata da Emma, è bandita. Il giorno del suo compleanno, quando la nonna le consegna la chiave di uno scantinato che le aveva comprato la madre per allestire una web radio, Clelia all’inizio non ne vuole sapere, poi la curiosità di scoprire il suo ultimo piano ha la meglio. Ed è proprio fuori dallo scantinato, sotto il sole cocente di giugno, che conosce Lorenzo, appena arrivato all’Isola d’Elba da Roma, con i suoi ricci ribelli, la faccia da schiaffi e un sorriso arrogante. Tra i due prima è guerra aperta, poi tregua armata, infine pace che assomiglia tanto all’amore. E all’improvviso, mentre l’estate infuria e l’afa diventa sempre più opprimente, Clelia non si nasconde più e la musica torna a fare da colonna sonora ai suoi giorni. Ma la ragazza non sa che Lorenzo è in fuga da tutto, soprattutto da se stesso, e si porta dentro un terribile dolore. Una volta che i segreti di entrambi verranno svelati, la loro storia sopravvivrà ai contraccolpi della vita? Dopo “Tutto il buio dei miei giorni” e “Tutto il mare è nei tuoi occhi”, Silvia Ciompi ci consegna una nuova storia d’amore spaccacuore.
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