Folgorata dalla descrizione del raffreddore subito nell’incipit del romanzo. Xenodiversità di Luca Colaneri è un romanzo breve di fantascienza che ho acquistato al Salone del libro di Torino, e che mi ha coinvolta dalla prima riga. Selezionato dal Salone tra i 150 self-publisher che quest’anno hanno partecipato all’area degli autori indie, Luca è stato una sorpresa per me da ogni punto di vista. Anche io ero tra i 150 e abbiamo vissuto l’esperienza insieme. L’ultimo giorno ho preso il suo libro, il mio bottino del Salone è stato quasi tutto per i self. Quando conosci l’autore il rischio di farsi influenzare c’è, ma la storia di Xenodiversità mi ha rapita portandomi in giro per lo spazio.
Nell’oceano sconfinato della fantascienza contemporanea, mi sono imbattuta in una narrazione che si pone in equilibrio tra familiarità e novità, instillando nel lettore una risposta immediata e viscerale. La trama è in apparenza congeniale al mio background, credo piacevole per chiunque abbia amato un certo tipo di fantascienza come Star Trek, il miraggio dei viaggi spaziali che potrebbero diventare realtà.
Ma quello che ho trovato nel romanzo di Luca Colaneri è molto di più. Il capitano Joshua Shaw viene incaricato di guidare il primo equipaggio interspecie della Federazione. L’elemento di diversità rispetto alla narrazione a cui siamo abituati, perché l’impresa è tutta in salita. Questo basterebbe a rendere a livello di avventura il romanzo ben strutturato e avvincente. Colaneri però non si accontenta di questo. Dipana una storia nella storia incentrata su Joshua. Con una voce narrante ritratta attraverso il timbro letterario dell’autore e la prospettiva in prima persona, il personaggio salta fuori dalla pagina fin dall’inizio. 
Così se il romanzo ci parla di temi attuali, di integrazione, ideali, mediazioni, Joshua ci parla anche di emozioni, ricordi, rimpianti. Un romanzo breve e potente. Consigliatissimo.
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