Ci sono due tipi di libri, quelli che sono opere d’arte e altri che sono opere commerciali (riuscite bene o male è da vedere). Questo è il primo pensiero una volta conclusa la lettura di Germaine Johnson odia il martedì, di Katherine Collette edito da Garzanti. Libro letto senza passione. Per carità, direte voi, come concentrarsi in questo periodo? In effetti è dura, ma il romanzo in questione non ha davvero aiutato. Ci racconto perché. L’avevo acquistato, ormai tempo fa, per avere in casa una commedia, una cosa leggera ma pensante, protagonista femminile e chissà se con storia d’amore inclusa. L’idea era stata giusta perché poi la lettura è arrivata in un momento in cui il bisogno di distrarsi era giunto a livelli top. Così conosco Germaine. Chi è? Una giovane donna molto razionale, che di fatto fa a meno degli altri, con una forte passione per il sudoku. La sua vita cambia quando viene licenziata. Una svolta narrativa che serve a mettere la protagonista di fronte a scenari diversi. Il problema di Germaine è uno. Ha un nome e cognome. Ed è Eleonor Oliphant, quella che sta benissimo.

Il punto non è se Germaine sia simpatica o antipatica, come leggo in rete. Ci sono stati personaggi ostici che abbiamo odiato e poi amato. No. La questione è che questo romanzo sembra la versione riuscita male di Eleonor Oliphant sta benissimo, un romanzo di Gail Honeyman, una protagonista capace di entrarti dentro con la sua luce e il suo buio e non farsi dimenticare più. La caratterizzazione di Germaine ha voluto seguire quel tipo di cliché senza riuscirci. Il libro poi manca di ritmo, non ti fa affezionare a nessuno dei personaggi. Quindi? Peccato.

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