C’è solo un motivo per cui ho finito di vedere la serie tv Shadowhunters, The mortal instruments ed è lo stesso che mi porta a dover concludere un libro anche se non lo sopporto. Non posso lasciare le cose a metà sono un po’ Sheldon Cooper in questo. Allora, la saga di libri di Cassandra Clare da cui è tratta la serie, li ho letti tutti, compreso l’ultimo su Magnus e Alec. Adoro l‘urban fantasy, i romanzi della Clare sono diventati un culto per i fan. Non sto a questi livelli, perché alcuni mi sono piaciuti meno di altri, ma non nascondo che appena entrata nel magico mondo di Netflix, mi sia fiondata su Shadowhunters. Gli adattamenti sono sempre un rischio, spesso non riescono: qui siamo di fronte a un disastro, a una caduta senza pietà. Partiamo dalla storia? Ok.

La protagonista è Clary, una ragazza che pensa di essere normale, come le altre, vive a New York con la madre, da degli amici, tra cui Simon, e ama l’arte. Il mondo che Clary conosce si frantuma quando scopre di essere una shadowhunter, una nephilim, una cacciatrice di demoni. Quindi di conseguenza viene a sapere che esistono esseri di cui si legge nei libri. I nascosti: non solo demoni, ma vampiri, streghe, licantropi. Viene a contatto con al sua vera natura grazie all’incontro con Jace che la porterà poi nell’accademia degli shadowhunters, si innamorano e intanto ne accadono di cotte di crude. La trama costruita da Cassandra Clare nei libri è complessa, ricca-. La serie tv è un fallimento totale. Vediamo brevemente perché.

Intanto non è fedele ai libri, è piena di incongruenze. Per carità, si può anche sfidare la sorte e l’ira dei fan, ma per osare bisogna saperlo fare e non è questo il caso. I personaggi sono senza psicologia, l’amore contrastato tra Clary e Jace diventa insulso e piatto, come la loro stessa caratterizzazione. La trama è banalizzata e la recitazione è veramente inspiegabilmente così priva di tono da farti chiedere, why? Insomma, bocciata.

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