Echi in tempesta fa meravigliare e arrabbiare, genera incredibili discussioni e reazioni: recensione dell’ultimo capitolo della saga L’Attraversaspecchi di Christelle Dabos, portato in Italia da Edizioni E/O che ha un catalogo di altissima qualità. E fino a qui siamo alle premesse. Quarto volume di una saga fantasy francese diventata fenomeno in Italia. Passaparola, blogger, bookstagrammer, critiche positive, si è generato intorno al lavoro della Dabos un vento di fortissima attenzione. Il primo romanzo, I fidanzati dell’Inverno esce in Francia nel 2013, da noi arriva nel 2018 grazie a Edizioni E/O che poi, a grande ritmo, pandemia inclusa, ha concluso la pubblicazione dell’intera tetralogia il primo luglio 2020, con Echi in tempesta proprio un anno dopo l’uscita in lingua originale.
Perché L’Attraversaspecchi ha avuto tanta fortuna? E perché la sto prendendo alla larga?
Parto dalla seconda domanda, nella valutazione non si può mai togliere il contesto. E il contesto è che Christelle Dabos, originaria di Cannes, classe 1980, ha costruito un universo fantasy originale. La portata del lavoro della scrittrice per me sta tutto qui. Il coraggio di uscire dagli schemi soliti e dalle mode che – anche nel fantasy – generano correnti ascensionali, dai vampiri (che adoro sia chiaro) agli angeli e demoni. Non è un urban fantasy, direte, certo, è un fantasy punto e basta. Non è epic in senso stretto, non presuppone battaglie epocali con migliaia di orchi morti. È la storia di una ragazza, Ofelia, dall’aria e l’aspetto da anti-eroina, un po’ trasandata, con nessuna bellezza particolare se non il suo dono, leggere gli oggetti e spostarsi da un posto all’altro attraverso gli specchi. L’architettura dell’universo fantasy della Dabos è centrato su 21 arche che galleggiano nel vuoto, ognuna con peculiari caratteristiche e una gerarchia sociale precisa. La nostra avventura è iniziata con Ofelia spedita nell’arca lontana di Polo per sposare Thorn, e li ritroviamo dopo tre libri alle prese con l’impresa di scoprire chi sia l’Altro e il codice di Dio mentre improvvisi crolli nelle arche mettono in pericolo migliaia di persone. Ormai si amano ma non possono rivelarlo, e avranno a che fare con le atrocità di un laboratorio, che si presenta già con un nome sinistro, Deviazioni. Presentato come un posto dove si fa ricerca, è un luogo di tortura dove si svolgono esperimenti terrificanti. Ofelia e Thorn è qui che mettono alla prova se stessi e la conclusione di una lunga e complessa storia. Non dico altro per evitare spoiler, ma andiamo alle valutazioni.
L’intero viaggio dell’Attraversaspecchi è stato complicato per un andamento altalenante nel focus dei personaggi. Quando si costruisce un universo così originale e anche complesso, il rischio è questo. Far perdere ogni tanto il lettore e il lettore fantasy, abituato cioè a un certo tipo di narrativa, è esigente al massimo. Prova sono le reazioni che ha generato la conclusione della saga che, a mio parere, ha confermato alcune debolezze dell’intera struttura narrativa. Buchi di trama qui e lì, personaggi che non si sono più visti, una profondità psicologica dei protagonisti altalenante e una storia d’amore, tra Ofelia e Thorn, gestita male. Insomma non siamo ai livelli di protesta del Trono di spade, ma certo i lettori si sono divisi. Il fantasy è così, un viaggio dagli esiti imprevedibili.
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