Inventario di un cuore in allarme di Lorenzo Marone è un libro che mi ha sorpresa, divertita, a volte mi ha messo anche un po’ di ansia, non posso negarlo. Il primo libro di Marone che leggo, e forse un inizio difficile da alcuni punti di vista nell’approccio con un autore italiano intorno al quale ho intercettato bellissime recensioni in rete, anche dalle altre blogger. Per cui, intanto, colpa mia se non ci eravamo conosciuti prima. Un incontro particolare tra me e Inventario di un cuore in allarme per almeno un paio di ragioni. Un libro letto dopo il lockdown, in piena emergenza coronavirus, con quel carico quindi emotivo a premere su determinati tasti. E l’altro le vicende personali, non sono ipocondriaca a livelli patologici, ma ho una certa attenzione all’argomento soprattutto dopo che ho avuto dei seri problemi di salute in questi anni. Insomma, Inventario di un cuore in allarme è il racconto del rapporto dello scrittore con le proprie fobie, ansie, paure. Se stessi senza veli, anche quando diventiamo grotteschi e insensati, anche quando gli altri alzano gli occhi al cielo per la nostra ennesima accelerazione verso conclusioni tragiche e del tutto infondate. Ci sono parti del libro che ho amato di più, sicuramente quella iniziale, per il modo che ha Marone ha di parlarci di noi, sì, ma del mondo, della fisica, della scienza. In alcune zone forse troppo lento per me, ma la penna dello scrittore è incisiva, affascinante e ironica. “Adoriamo sentirci vittime, e siamo tutti, chi più chi meno, un tantino paranoici, essere in capaci di discernere la realtà della finzione, di pensare con la nostra testa, seguiamo il pensiero comune o quello alternativo, ci affidiamo a chi dice le cose nel modo giusto, chi dimostra di crederci fino in fondo, a tutti i costi. Non è quel che si dice, ma come lo si dice”.

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