E’ una recensione impossibile, La zona cieca tornato in libreria con Feltrinelli e una postfazione di Walter Siti dieci anni dopo l’uscita, è il libro di Chiara Gamberale che ferisce e guarisce nello stesso tempo. Parlarne è come squarciare un velo e mettersi a nudo. Cercherò di farlo ma non prendetevela se dei limiti li lascerò. Intanto è un libro che consiglio a chi è andato controcorrente nell’amore, nella vita, nel rapporto con se stessi. Scrive tanto bene la Gamberale, in uno stile che non si abbandona mai alle ridondanze, ai virtuosismi, alla pesantezza dell’esprimere, è fluida al punto da sommergerti fin quando quasi non respiri più. E’ quella sua leggerezza a schiantarti sulle rocce.
Al di là di tutte le nostre differenze, l’ho capito subito che in questo eravamo uguali, noi due. Bravi ad amare solo quello di cui percepiamo la caducità

Una settimana di agonia. La mia settimana con La zona cieca. Non ho timore a dirlo che ha agitato le mie notti, provocando uno stato continuo di inquietudine. Pensate che sia esagerata? Allora non conoscete Lidia e Lorenzo, non li avete visti in quel sudicio monolocale costruire l’immagine dell’altro pur di amarlo o di evitarlo. Non li avete spiati farsi del male come in un rituale. La zona cieca come da schema iniziale in psicologia è quello che gli altri sanno di noi ma che noi stessi ignoriamo. Lidia lavora in radio dove conduce una trasmissione, Sentimentalisti anonimi, i dialoghi con gli ascoltatori in diretta si inseriscono tra i capitoli. Storie tremende, e viene voglia di accendere la radio e scovarli. Sembra di sentire il timbro della voce, nella notte. Lidia e Lorenzo si conoscono un 29 febbraio in un luna park. Lui è uno scrittore, pieno di sé fino al midollo, divorato da un nichilismo che ci appare pagina dopo pagina arteficio della personalità più che dell’arte. Ma forse non lo capiamo veramente Lorenzo che esterna il suo depresso dolore senza mai guardarlo veramente in faccia, senza conoscerlo. Lidia invece dopo l’anoressia e la clinica psichiatrica ha una consapevolezza di se stessa che appare subito tenace e debole nello stesso istante. Lui ha il terrore di amare, lei vuole essere amata a tutti i costi.


Quando prima di dormire andavo in bagno per lavarmi i denti, mi arrivava alle spalle come un avvoltoio e cominciava a dirmi lo vedi? Io non sono come voi, non sono per niente come voi, bravi soldatini del reale che la sera usate il vostro spazzolino e poi vi mettete a fare la ninna fiduciosi di esservi meritati il vostro posticino in un futuro pieno di speranze, di biberon, di dolci abitudini familiari del fine settimana

A vent’anni i soldatini del reale mi spaventavano. Va bene, mi destavano scetticismo e li guardavo con sospetto. E quell’amore così insano, potente, lacerante come una scoperta che non vuoi fare, il libro di Chiara Gamberale ne è il manifesto. E’ il grottesco e perfetto manuale del disastro. Anzi di noi che sopravviviamo malgrado tutto al disastro. Lidia e Lorenzo svelano ognuno la zona cieca dell’altro, in un meccanismo che a ripensarci dopo ti sembra senza soluzione di continuità. Sono davvero diversi? Sono due entità? Il modo crudele e narcisistico in cui le infligge lontananza e precarietà pur di non accettare l’idea di amare. Il moto automatico di lei che come l’ineluttabilità del giorno e della notte, non fa che tornare.


Era vero che più era felice con me, più pensava di non esserne degno e sentiva il bisogno di distruggere tutto, come in un attacco terroristico preventivo


E’ l’arrivo di Brian, personaggio del quale nulla svelerò per chi ancora deve approcciare La zona cieca, a rompere ulteriormente il ritmo del libro, fornendo una nuova formidabile chiave. Vorrei dirvi che andrà tutto bene, ma se avete bisogno di ritrovare la vostra zona cieca e non avete paura di dove potreste arrivare, questo libro fa per voi. Assaporatelo, gustatelo, turbatevi e strizzate gli occhi. Lidia ha un cane che si chiama Efexor, come l’antidepressivo, e ragazze ve lo assicuro, lei parla prioprio come noi.
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