Irresistibile Pif in questo esordio da scrittore, …che Dio perdona a tutti è il primo romanzo, edito da Feltrinelli, dello sceneggiatore, regista, autore televisivo che si cimenta con la letteratura. Si legge d’un fiato, grazie a una dolce e morbida ironia. Dolce come le prelibatezze da pasticceria che il protagonista Arturo adora al pari di divinità di una religione fondata sugli zuccheri. Siamo a Palermo, Arturo è agente immobiliare, ha una rete di amicizie che coltiva a modo suo. Intanto entriamo nel mondo degli uomini, e non è male. E poi come. Arturo si innamora di Lei, una musa vera e propria considerando che gestisce una pasticceria di famiglia. Il top, per dirla giovane, e in un rocambolesco approccio, alla fine Arturo la conquista. E lì inizia il bello. Il libro è piacevole come una granita al limone, chi conosce il sud Italia sa di cosa parlo. Non ha pretese. Non vuole disvelare nulla che già non sia conosciuto. Quando affronta con comicità quasi grottesca l’ipocrisia che circola intorno alla religione nei nostri tempi, rendendo iperbolica la liturgia presa alla lettera, non raggiunge alcuna conquista sociale. E’ quello che vediamo sotto i nostri occhi. Eppure Pif, all’anagrafe Piefrancesco Diliberto ci strappa risate e sorrisi quasi a ogni pagina, come quando descrive la cassata Pac-man. E’ un libro che mette di buon umore, …che Dio perdona a tutti e vi sembra poco? A me per niente.
“Lei mi vuole cattolico praticante. Bene, allora praticherò ogni santo giorno la parola del signore e seguirò gli insegnamenti dei cinque evangelisti!”. Ed evidenziai le prime tre settimane. Solo dopo mi ricordai che gli evangelisti erano quattro.
Un libro arrivato nel momento giusto, …che Dio perdona tutti, e non per il Natale. Se c’è una cosa che mi manda fuori di testa sono le ipocrisie di certi ambienti. I benpensanti che la domenica si battono il petto e poi il lunedi vedono l’amante dei giorni dispari. Non voglio fare la moralista, per carità. Ma è la doppiezza che non tollero. Vuoi essere il miglior cattolico sulla faccia della Terra e impartire lezioni di etica erga omnes? Non serve la santità ma almeno un po’ di coerenza. Delle due, l’una. Altrimenti vieni nel mondo quello delle cattive ragazze insieme a noi, che con Dio ci parliamo a modo nostro, convinte che in fondo ci capisca lo stesso. Consapevoli di limiti, errori, scelte avventate. Potrebbe essere un’esperienza spogliarsi di alcune confortanti certezze sociali.
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