Hailsham non è un collegio qualsiasi, siamo in Inghilterra, ci dedichiamo al disegno, veniamo istruiti all’arte, alla dialettica, veniamo su educati, ora la sentite la canzone che vibra fuori da quella cassetta? Never let me go, spiando dalla porta, c’è una ragazzina che balla sola nella camerata e sembra che stringa un bambino fatto di niente. Come il suo futuro. Never let me go, esatto. Non lasciarmi, il libro di Kazuo Ishiguro. Lo scrittore giapponese cresciuto in Europa, premio nobel per la letteratura nel 2017. Non lasciarmi è del 2005 e ha ispirato anche un film. Non lo avete letto? Accorrete, precipitatevi. Un romanzo ucronico e distopico. Si dice così. Parole astruse, lo so. In sostanza si dà per scontato che la storia dell’umanità abbia seguito una direzione parallela a quella reale. Ma è anche distopico, cioè è un mondo dove la società è ai limiti dello spaventoso. La recensione di questa opera di Ishiguro non è semplice perchè vorrei evitare di svelare l’elemento fondante della narrazione, anche se è un libro molto conosciuto e quindi probabilmente i miei timori sugli spoiler sono ridicoli. Faremo comunque una recensione in due tappe.

Ruth però sembrava veramente triste e non si muoveva. Fu in quel momento, mentre se ne stava lì immobile, le spalle che si alzavano e abbassavano al ritmo del suo respiro, che Tommy sembrò rendersi conto per la prima volta di quanto fosse fragile.

La scrittura di Ishiguro ci trasporta lentamente e in maniera vivida nella vita di tre ragazzi. Kathy è la voce, attraverso i suoi ricordi, tra la mente e le emozioni, scopriamo la vita a Hailsham. Un collegio in Inghilterra dove i bambini vengono allevati dai tutori fino all’adoloscenza. Senza mai contatti reali con il mondo esterno, in quegli anni della formazione si costruisce il legame tra Kathy, Tommy e Ruth. Nella loro amicizia, difficile, nelle domande che Tommy e Kathy si pongono sui disegni, su Miss Lucy, sulla galleria e Madam, questo personaggio inquietante dal vestito grigio che arriva a portare via le creazioni dei bambini, nell’aproccio al sesso quasi scientifico, ci addentriamo in un sentiero sconosciuto. Pagina dopo pagina, percepiamo un disagio. Qualcosa non va. E’ una storia di sentimenti, Non lasciarmi, di amore, amicizia, del perdono. Ma è anche un visionario romanzo politico su una società dove l’etica è sovvertita o meglio, piegata alla sopravvivenza. Un libro forte, che impatta sulla nostra coscienza. Se non lo avete letto vi prego fermatevi qui, dopo la citazione capiremo infatti perché.

Cosa aveva di tanto speciale quella canzone? Bè, il fatto era che non avevo mai prestato molta attenzione alle parole; aspettavo precisamente il pezzo che faceva così: tesoro, tesoro, non lasciarmi. E immaginavo una donna a cui era stato detto che non poteva avere figli ma che li aveva desiderati ardentemente per tutta la vita. Poi abbiamo una specie di miracolo e partorisce un bambino, lo tiene stretto tra le braccia e se ne va in giro canticchiando: tesoro, non lasciarmi.

Questi ragazzi sono perfetti nella loro straordinaria umanità. Sono cioè totalmente imperfetti. Gli scatti d’ira di Tommy, oggetto per anni nel collegio di Hailsham delle provocazioni dei compagni, gli spigoli di Ruth nel rapporto con Kathy. Il triangolo. Cresciuti per servire, nel senso più crudele che ci possa venire in mente. Dopo gli anni della formazione, diventeranno assistenti e poi donatori. Sono nati cioè in laboratorio, clonati, per donare gli organi. Una verità che non viene svelata subito nel libro, Kazuo Ishiguro ci tratta come gli stessi ragazzi di Hailsham che per l’intera fase dell’infanzia, fino all’inizio dell’adolescenza, percepiscono nozioni, mischiate ad altre informazioni. Crescono nel “detto e non detto” fino a quando, messi di fronte alla loro vera natura, non batteranno ciglio, non troveranno nulla di anomalo. Abituati lentamente. Anche per noi lettori è così. Ma poi la reazione emotiva che abbiamo all’evolversi della storia, all’intrecciarsi delle speranze e della rassegnazione, diventa violenta. Per me lo è stato. Gli interrogativi che ci fa porre attraversano l’etica e planano in una prateria dove ci sono le domande fondamentali. Cercando la prova dell’anima vi scoprirete a canticchiare, never let me go.
Continuo a pensare a un fiume da qualche parte là fuori, con l’acqua che scorre velocissima. E quelle due persone nell’acqua, che cercano di tenersi strette, più che possono, ma alla fine devono desistere. La corrente è troppo forte. Devono mollare, separarsi. E’ la stessa cosa per noi.
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