Un Giorno di David Nicholls è la recensione vintage di questo fine settimana, un romanzo uscito in Italia nel 2011, edito da Neri Pozza. Sono 496 pagine di romanzo che non scordi. Un libro da leggere assolutamente se (fortunati) ancora non lo avete fatto. Tuffiamoci veloci nella trama. E’ il 1988, la fine dell’università, una notte di follia che Emma e Dexter trascorrono insieme. Si salutano la mattina dopo quel 15 luglio, con una pacca sulla spalla. Restiamo amici e nulla di più. La rossa Emma è un po’ impacciata, veste molto casual. Ma è molto più stabile di lui. Dexter è ricco, bello. Prendono strade diverse che di più non si può. Si trasferiscono, vanno via da Edimburgo, Emma fa la cameriera, si mette con un comico di quarta categoria. Dexter entra nel mondo dello spetaccolo e nel vortice della droga. Per lui il sesso è solo sesso facile, senza complicazioni, privo di sentimenti. Ogni 15 luglio però è di Emma e Dexter. Un rapporto di amicizia che non sa chiamarsi amore che va avanti per venti anni, negli incontri e nelle telefonate, nel non riuscire a trovarsi, nello stare vicino all’altra. Un amore di delusione, attese, cambiamenti.

Lei non lo degna nemmeno di un’occhiata. Il tempo passa. Di recente si è reso conto di essere diventato sempre più distratto. Il proponimento di mettere la testa a posto, è fallito

Esiste il film di Un Giorno, titolo originale One Day, che nulla ha a che vedere con il libro. Non per la storia ma per la capacità di invaderti. Il film è carino. Che è un po’ come dire di un uomo che è simpatico. Idem. Se hai letto il libro almeno è così. Ricordo perfettamente chi me lo ha regalato e gli insulti della mia amica durante una vacanza. Passato di mano senza troppi commenti. Erano gli anni feroci, ci sentivamo tutte Emma. Avevamo avuto un amore con un amico speciale, restato magari platonico per anni, scoppiettante di dialoghi impossibili. Me la vedo ancora sdraiata sul letto a pancia in giù che mi inveisce contro. “Che mi hai fatto leggere”. O giù di lì. Un Giorno è un romanzo che non si dimentica, che fa ridere, sorridere e piangere (molto e a singhiozzi senza vergognarsi, però meglio tenerne conto se ve lo portate dietro nei luoghi pubblici).

Ehi, ciao Emma, sono Dexter. Cosa volevo dirti… Ah ecco, volevo dirti che sono in una piccola stazione ferroviaria vicino casa e sono andato a trovare mia mamma e… Emma. Rispondi, rispondi, rispondi

Non faccio spoiler perché anche se sono trascorsi sette anni dall’uscita, magari c’è chi non ha visto neanche il film. Però l’amore che affronta David Nicholls che supera persino Alta fedeltà di Nick Hornby nel genere, non è romantico in senso stretto. Non nell’accenzione edulcorata. E’ terrificante perché è vero. Realistico. Almeno per una categoria di persone, nella quale se guardi bene magari rientri anche tu. C’è dentro l’amore impossibile, l’amore possibile, l’amicizia, la distanza, l’ansia di ritrovarsi, la paura di aversi. Quell’idea che le scelte che compiamo determinano cambiamenti su larga scala, ma poi che alla fine una forza invisibile ci riporta sempre dove eravamo. Meglio, da chi vogliamo. Un Giorno per Emma e Dexter è il 15 luglio, per noi chissà. Ha le pagine gialle il libro, si è diffuso come un virus quell’anno tra le mie amiche. Dentro ho trovato una ricarica telefonica da dieci euro. Ma fidatevi che poteva andare peggio.
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