C’è tanto sud, tanto dolore, tanta perdita, tante parole non dette, e pensieri, immagini, sentimenti furenti, disperati, c’è tanto sole, caldo, cannottiere, valigie mai disfatte, e una sveglia puntata sempre alle sei e sedici minuti. A quell’ora esatta il padre, più di vent’anni prima, una mattina, è uscito di casa per non tornare mai più. Un lutto che non ha potuto liberare il proprio addio, e che ha condizionato profondamente la donna che Ida è diventata. La protagonista di Addio Fantasmi, libro di Nadia Terranova triste e malinconico da essere una spina conficcata nel nostro fianco, torna a Messina, nella casa di famiglia che la madre vuole ristrutturare per poi vendere.
Ci sono pochi dialoghi, e meno svolte narrative e colpi di scena: un paio, di cui non parlo, per chi ancora non ha letto il libro. Ma non fanno la differenza. Il dialogo lungo e intenso Ida lo ha con se stessa. Il ritorno a Messina da Roma dove vive con il marito Pietro, è l’occasione per un viaggio nel proprio passato dal quale mai è riuscita a separarsi. Quel padre depresso del quale doveva occuparsi, perché la madre non riusciva più neanche a guardarlo, nella volontà di proteggerla le aveva scaricato il peso della quotidiana assistenza, è in una scatola rossa di ricordi. Ma è nei muri, nelle stanze dove per anni il silenzio su quanto era accaduto a Sebastiano era stato alternato a liti epiche con madre, in cui ci si diceva di tutto ma non la verità. Ida è il frutto di quell’assenza, dei sensi di colpa, della ostinata sobrietà della madre che non aveva mai più pronunciato una parola sul marito. Ci sono delle finestre, piccole, durante il libro, in un paio di confronti finalmente sinceri tra madre e figlia, che percepiamo la storia anche dal punto di vista della moglie abbandonata ben prima di quella mattina.
E a Roma c’è Pietro. Una presenza in Addio Fantasmi che impariamo a conoscere attraverso gli occhi di Ida. Dopo dieci anni di unione, e le macerie, i residui che lei trascina con sé, il loro rapporto è pressocché privo di sesso come confessa a una madre che non vuole sapere, eppure profondo, forte, basato sulla dipendenza della presenza. Pietro si prende cura di Ida, anche se sono autonomi nella lontanza di quel viaggio, ma i messaggi, rari, poi diventano telefonate e una richiesta d’aiuto. E’ un bel libro Addio Fantasmi, scritto bene, in uno stile efficace, diretto e intenso. L’unico aspetto deludente per me è stato il finale, scontato forse in una maniera eccessiva.
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