Ammetto la mancanza, sono arrivata al libro solo perché il film volato nell’Olimpo degli Oscar ne ha riportato alla luce la forza e anche la fama: parlo di Chiamami col tuo nome. Scritto dallo statutinitense André Aciman, pubblicato nel 2007, è la storia di un amore omosessuale nato nei desideri inconfessabili di una calda estate degli anni ’80 in una villa della Riviera Ligure. Trattato benissimo dalla critica, è un romanzo delicato che ha il sapore di una madeleine, i colori di una cartolina sbiadita. L’ho letto con piacere, Chiamami col tuo nome, terminato in una mattina toscana, eppure senza particolari reazioni. Non ho avuto scambi emozionali con quelle pagine. E’ la voce narrante del diciassettenne Elio a ricordare e raccontarci gli struggenti momenti di quelle sei settimane, in cui il suo corpo di adolescente viene in contatto con la tempesta dell’erotismo, del desiderio, del contrastato sentimento nei confronti di Oliver. Il contesto è la casa paterna dove la famiglia di Elio, di intellettuali, è solita ogni estate ospitare un letterato. Oliver è un giovane ma più maturo dottorando americano che porta con sé fogli, libri, il “suo” Eraclito.
E dunque lui era la mia casa, il mio ritorno a casa? Tu sei il mio ritorno a casa. Quando sono con te e insieme stiamo bene, ecco, non voglio altro. Grazie a te mi piace ciò che sono, ciò che divento quando sei con me.
Elio è ammaliato, rapito, da questo giovane. Trascorrono giorni nelle descrizioni minuziose delle giornate, delle pedalate, dei pensieri inconfessabili, del corpo che esplode di voglia fino a farlo veramente, all’imbarazzo nei sottintesi. Oliver sdraiato sul prato con i libri, Elio al tavolo poco distante. Condividono le passioni, dissertano di musica, di letteratura, vanno a nuotare quasi ogni giorno. E’ un viaggio nella mente di Elio, Chiamami col tuo nome, in cui l’ormai uomo rammenta ogni istante dell’agonizzante attesa. La sofferenza del desiderio, la paura dell’essere respinti, del proibito, l’alterno atteggiamento dell’amico, capace di essere anche gelido e distante.
La maggior parte di noi non riesce a fare a meno di vivere come se avesse a disposizione due vite, la versione temporanea e quella definitiva, più tutte quelle che stanno nel mezzo. Invece di vita ce n’è una sola, e prima che tu te ne accorga ti ritrovi col cuore esausto e arriva un momento in cui nessuno lo guarda più, il tuo corpo, e tantomeno vuole avvicinarglisi
Ho sofferto della lentezza di questa disamina interiore, ho osteggiato il diario emotivo. Non è una valutazione lettararia la mia, ma la semplice constatazione del momento sbagliato. Insomma la colpa non è del libro, ma la mia. Una grande storia d’amore. Si è scritto così. Non lo so. Mi è sembrata la storia di una passione giovanile. Riusciamo a distinguere quale sia la differenza?
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