L’educazione è la storia di una bambina soffocata dalle rigide regole di un padre che trascina la famiglia fuori dallo Stato, è la storia di una ragazza che riesce a mettere in discussione quella rete folle ma comunque sua attraverso l’istruzione. L’educazione è la storia di Tara Westover che racconta l’infanzia nell’Idaho in un memoir edito da Feltrinelli e in corso di pubblicazione in 53 Paesi. Tara è cresciuta in una famiglia di mormoni estremi, con un padre ossessionato dalle regole della religione, dalle battaglie contro gli illuminati, impregnato di superstizione apocalittica. Tara non è mai stata visitata da un medico, non è neanche registrata all’anagrafe, non sa cosa sia l’Olocausto perché i figli Westover non possono andare a scuola. Lì ci sono gli altri. Quelli che non sono come noi. Gli infedeli. I mormoni con una fede minore. I peccatori. Ma non è la religione il punto di fondo, la Westover lo ha precisato in numerose interviste, non vediamo cioè la linea di demarcazione tra la granitica osservanza al credo mormone e la personalità del padre che la figlia ha definito come affetto da una forma di bipolarismo. L’educazione è un libro che ti rapisce. Non è lo stile narrativo. Piano, liscio, senza frasi da trascrivere. Ma è la storia. E’ un libro che è tutto nella storia, nella sua incredibile crudele verità di questi adulti impossibili. E’ la vita di una giovane oggi trentenne ricercatrice universitaria costretta a lavorare con il padre e i fratelli in una discarica di rottami. Le scene con il Trinciante, letale macchina tritura ferro costruita dal padre, restano nella mente come inchiodate.
La descrizione delle fasi che portano la madre a diventare una levatrice e poi una guaritrice, sempre sottomessa a questo uomo che li costringeva a un regime terribile, è cruda. Così ti prende L’educazione, perché ti trasporta a migliaia di chilometri, su quella montagna, dove si passano giornate intere a preparare confetture per i rifornimenti da fine del mondo. Dove una madre dice alla figlia, beh sì ha ragione tuo padre dovresti andartene di casa, alla tua età io già ero fuori, e la figlia le risponde, ma io ho solo sedici anni. La madre è incredula, credevo venti, replica. Uno degli aspetti che mi ha stordita sono i ripetuti episodi in cui, per un incidente, per una caduta sul lavoro, il padre li obbliga a non chiamare i medici. Quando anche di fronte a scene al limiti del truculento, non riesci a uscire dalle tue convinzioni, lì tu lettore ti poni domande, e ti viene voglia di entrare nel libro e costringere gli altri a ribellarsi. Perché se c’è un padre così duro, ci sono intorno figli accondiscenti, una moglie sottomessa. Ma non tutti in realtà. C’è chi trova il coraggio di andarsene, e chi non può che tornare. Nel rapporto con il fratello Shawn leggiamo gli aspetti forse più atroci. Le violenze, la testa nel water perchè aveva parlato un ragazzo, come una poco di buono, marchiata con epiteti di ogni tipo, eppure legata a lui, al punto da mettere in discussione Tara per prima l’esistenza di quelle violenze ripetute. L’educazione è un memoir particolare, come ha spiegato la Westover, perché sono rari libri del genere scritti così da giovani. Un bel libro, da portarsi dietro, anche dopo averlo finito.
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