“Con gli ex c’è sempre una gara. Si chiama: chi dei due morirà disperato?”. Le citazioni di Sex and the City sono memorabili, tanto che le abbiamo usate e lo facciamo ancora come un manuale delle relazioni sentimentali. Una serie televisiva unica, apripista di un mondo, Sex and the City è andato in onda per la prima volta nel 1998 fino al 2004 sul canale Hbo. Sono trascorsi vent’anni e sembra incredibile. Sex and the City è tratto da un romanzo di Candace Bushnell del 1997, che ha avuto due seguiti, uno dei primi libri a rivolgersi alle donne single e in carriera. Poi è diventato un genere. Tra il romanzo e la serie ci sono molte differenze a cominciare dalla struttura. Sullo schermo la storia è centrata su Carrie Bradshaw nel rapporto con le tre amiche: la rossa Miranda Hobbes, la mora e puritana Charlotte York, la bionda disinibita Samantha Jones. Le quattro amiche si muovono in una New York che sembra creata per loro. Nel libro, i riflettori non sono invece sulle quattro amiche sedute intorno al tavolo del bar a parlare di uomini, senza contare che dalla seconda stagione la trama prende una strada del tutto autonoma. Ho iniziato a vederlo una decina di anni fa, non avevo ancora trent’anni, e la serie era uscita e finita già da un po’. Nelle tante relazioni sbagliate, nella ricerca del senso, nella solidità dei rapporti di amicizia, nella profonda ironia, nelle serate con tipi mediocri che “ragazze dovete credermi, come in Sex and the City avevo la voce fuori campo”, questa serie ha infranto gli schemi, le protagoniste non solo praticano sesso ma ne parlano, si interrogano, sono al centro di vicende a volte anche esilaranti. E’ dissacrante Sex and the City e nello stesso tempo ha permesso a tutte noi di (ri)conoscerci.
“Ogni volta che una donna fa sesso il suo corpo produce una sostanza che la induce a sentirsi emotivamente legata… Questa sostanza potrebbe essere responsabile anche delle tante domande terrificanti che involontariamente ci saltano in mente dopo un solo casuale appuntamento con un uomo.. Domande del tipo: “Gli sarò piaciuta?”, “Mi richiamerà mai?”… e un classico: “Dove mi porterà tutto questo?”… Quando si tratta di uomini, anche se cerchiamo di vedere tutto sotto la giusta luce, come mai finiamo sempre al buio?”
Mi spiego? Il sesso è esplicito nelle parole ma lo sono ancora di più le domande rispetto all’amore. I quattro personaggi sono stereotipati ma questo aiuta nella dialettica interna al gruppo ristretto e noi a muoverci con loro. Charlotte è rigida, pudica, non riesce a parlare del sesso orale – e controvoglia – senza arrossire, Samantha che nella serie è la più grande, le amiche sono 35enni lei ha quasi 40 anni, la Jones è l’opposto di Charlotte. Attraverso il sesso esprime la sua personalità, una donna di successo, che fugge dall’amore – ma poi lo incontrerà – domina per non essere dominata. Sono agli antipodi. Miranda, avvocato, poi mamma single, poi mamma felicemente in coppia, e Carrie la voce narrante, giornalista, scrittrice, si racconta nella quotidinità della vita di Manhattan da montagne russe.
“Gli uomini sono come le scarpe col tacco… Ci sono quelli belli che fanno male, quelli che non ti piacciono fin dall’inizio, quelli irraggiungibili che non potranno mai essere tuoi, quelli che affascinano in partenza ma poi capisci che non sono niente di speciale… e infine quelli che non ti stancherai mai di avere con te”
E’ intorno al rapporto tra Carrie e Mister Big che ci siamo arrese all’idea di essere di fronte a una serie cult. Seguiranno due film, il terzo non c’è stato. C’è stata una divisione tipo scisma tra quelle di noi che tifavano per Aiden e le tante che volevano invece che alla fine Carrie trovasse il porto sicuro con Big. Io appartengo alla seconda categoria. Aiden era carino per carità, ma vogliamo mettere. Spavaldo, egocentrico, allergico ai rapporti stabili, uomo d’affari, Mister Big la conquista subito. E’ un’agonia di tira e molla, e lui veramente a un certo punto si sposa con un’altra.
“Quando hai appena rotto con qualcuno certe strade, certi luoghi, perfino certe ore del giorno sono da evitare. La città diventa un campo di battaglia deserto, pieno zeppo di mine emotive. Devi stare molto attenta a dove metti i piedi, se non vuoi finire a pezzi”
Abbiamo sofferto con Carrie e non per immedesimazione, ma proprio per noi stesse. Abbiamo compiuto scelte sbagliate, ponendoci domande inutili senza mai affrontare l’unica giusta, abbiamo evitato le mine emotive fino a quando è stato possibile. “Avevo mai amato Big o era solo dipendenza da dolore? Lo squisito dolore di volere qualcuno inaccessibile”. Donne però poi c’è Parigi. Lui arriva e la porta via con sé.
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